Archivi categoria: Educazione Sanitaria

AH che PIZZICO!

Spesso succede di ritrovare sulla pelle delle punture di insetto, andando in campagna, al mare o semplicemente restando a casa.

Vediamo insieme cosa fare per intervenire precedentemente e quando chiamare un medico.

  • Punture di IMENOTTERI (vespa, ape, calabrone): generalmente ci accorgiamo subito della puntura. Il dolore si associa alla comparsa di un eritema pruriginoso che nel giro di 24-72h può autolimitarsi. Applicare subito del ghiaccio per rallentare l’azione del veleno, successivamente applicare localmente creme cortisoniche 3 volte al giorno per 3 giorni. Nel caso di soggetti allergici possono comparire sintomi sistemici da anafilassi (tipo difficoltà a respirare) e in questo caso bisogna allertare subito il 112
  • Punture di MEDUSA: compare insieme al bruciore e prurito un eritema rilevato simil ustione. Applicare impacchi di aceto o acqua calda per 10minuti per inattivare il veleno, poi rimuovere i residui di medusa presenti nella sede di puntura raschiando la zona con un coltello dalla parte di piatto o con una tessera di plastica. Successivamente trattare la lesione con creme cortisoniche o cloruro di alluminio (le farmacie delle località di mare solitamente ce l’hanno) con 3 applicazioni al giorno per 3-5gg.
    Rivolgersi al medico se la puntura è in una zona come il viso, genitali o superfici molto estese o se la bruciatura non si risolve nel giro di 3/5gg.
  • Puntura di RICCIO: la lesione è dovuta alla rottura della spina nella cute che se non rimossa in tempo può migrare nei tessuti più profondi e creare una lesione granulomatosa.
    Si consiglia di rimuovere le spine previa disinfezione della ferita se queste sono ben visibili e superficiali altrimenti applicare una pomata grassa chiamata ittiolo, bendare la zona di interesse, ripetere 2 volte al giorno per 3 giorni.
  • Acari dei tarli del legno: È molto difficile riconoscere se le punture apparse sul corpo siano state causate da questo acaro: le lesioni provocate dal Pyemotes sono simili a quelle causate da altri acari e insetti;l’acaro è praticamente invisibile ad occhio nudo; Le lesioni non appaiono immediatamente. Molte persone credono di essere punte in luoghi che non sono affatto infestati dall’acaro del tarlo del legno. Spesso l’insorgenza delle lesioni è infatti tardiva o scatenata da sbalzi termici dovuti ad esempio ad una doccia calda o ad un cambio repentino delle condizioni ambientali. Solitamente, queste infestazioni avvengono in luoghi dove sono presenti mobili in legno, travi o parquet, quindi se in ufficio hai qualcuno di questi oggetti è possibile che l’infestazione sia localizzata li, altrimenti dovrai cercare in casa tua. Consultare il proprio medico per la terapia adeguata e disinfestare gli ambienti.

Dottoressa, VOGLIO SMETTERE DI FUMARE!

Se stai leggendo questo articolo, sei pronto ad un gran passo nella tua vita.

Smettere di fumare ti offrirà la possibilità di conoscere meglio te stesso, la forza di volontà e il sano amor proprio.

I metodi per farlo sono molteplici e affatto semplici.

C’è chi sceglie di sostituire la sigaretta di carta e tabacco con quella elettronica. Sicuramente d’aiuto e forse (studi scientifici contrastanti non sono riusciti ancora a definirlo!) meno dannosa.

C’è chi si affida a libri motivazionali, di certo utili e consigliabili, ma se associati ad altre strategie

C’è poi chi si rivolge alla selva del web. Su questo tema mi sento di consigliarvene uno qui quantomeno autorevole dal punto di vista scientifico oppure questo, altrettanto interessante.

Infine, è possibile rivolgersi al CENTRO ANTIFUMO ospedaliero, dove sarà possibile trovare un supporto integrato di medici e psicologi in grado di supportarvi in ogni fase di questa lunga e difficile strada

PROSTATA: conoscerla per prendersene cura

La prostata è una ghiandola che fa parte dell’apparato genitale maschile.

Per la forma e le dimensioni ricorda una castagna (pesa circa 20 g). È localizzata subito sotto la vescica e davanti al retto  (parte terminale dell’intestino) e circonda il primo tratto dell’uretra, il condotto che convoglia l’urina dalla vescica verso l’esterno.

La sua funzione principale è quella di produrre ed emettere il liquido prostatico, uno dei costituenti dello sperma, che contiene gli elementi necessari a nutrire e veicolare gli spermatozoi.

SEGUIRE UN ADEGUATO STILE DI VITA per mantenerne il benessere

  • EVITARE CIBI DANNOSI PER IL BASSO TRATTO URINARIO

    birra, insaccati, spezie, pepe, peperoncino, superalcolici, caffè, cioccolato, formaggi grassi, pesci grassi (anguilla, tonno, sgombro ), molluschi, frutti di mare, crostacei (gamberi, aragosta).

    Tutti gli alimenti elencati presentano spiccate proprieta’ irritanti sul basso tratto urinario (prostata e vescica).

  •  PREFERIRE CIBI CONTENENTI SOSTANZE ANTIOSSIDANTI

    Vitamina A(carote, albicocche, spinaci, broccoli, pomodori), Vitamina C (ribes, kiwi agrumi, fragole, cavolfiori, peperoni), Vitamina E (olio d’oliva, oli vegetali, germe di grano), Licopene (pomodori rossi), Selenio (carne, noci, tuorlo d’uovo), Zinco (carni rosse, noci, fegato), Manganese (cereali integrali, tè nero, verdure a foglie verdi).

    Tutti gli alimenti elencati presentano spiccate proprieta’ antiossidanti per cui aiutano a ridurre l’infiammazione sul basso tratto urinario (prostata e vescica).

  •  BERE ALMENO 2 LITRI D’ACQUA AL GIORNO

    Per ridurre il peso specifico delle urine ed evitare le infezioni urinarie, che sono molto frequenti nel paziente prostatico, bere almeno 2 litri di acqua oligominerale, a piccoli sorsi, frequentemente nel corso della giornata. E’ pero’ indicato ridurre l’introito di liquidi 2-3 ore prima di coricarsi, onde evitare di alzarsi di notte per urinare a causa di un’aumentata diuresi.

  •  REGOLARIZZARE LA FUNZIONE INTESTINALE

    La funzione dell’ intestino deve essere regolare. Sia la stipsi cronica che la diarrea possono determinare fenomeni di passaggio di batteri tra intestino e prostata (circolo entero-urinario).

  •  MANTENERE UN’ATTIVITÀ SESSUALE REGOLARE

    L’attivita’ sessuale non è nociva, anzi, se praticata con regolarità, ha effetti benefici.

    D’altro canto l’astinenza prolungata  provoca ristagno di secrezioni nella ghiandola prostatica ed una possibile infezione seminale.

  •  EVITARE DI PRATICARE IL COITO INTERROTTO

    Quando sopraggiunge lo stimolo eiaculatorio, questo va sempre assecondato e mai interrotto volontariamente, onde evitare fastidiosi fenomeni di reflusso intraprostatico del liquido seminale.

  •  PRATICARE ATTIVITÀ FISICA

    Tutte le attivita’ fisiche e sportive di tipo aerobico riducono la congestione della prostata e stimolano la circolazione pelvica.

  •  MODERARE L’USO DEI MEZZI A DUE RUOTE (moto, scooter, bicicletta, cyclette)

    I microtraumi perineali possono essere responsabili di processi infiammatori prostatici. L’impiego di selle imbottite e’ in grado solo parzialmente di ridurre tali fenomeni.

Bisogna tenere presente che la “trasgressione” anche di una sola delle suddette regole è sufficiente a generare processi infiammatori a livello prostatico e che la combinazione di più fattori determina un’amplificazione di tali fenomeni patologici per la ghiandola prostatica.

Quali sono i SINTOMI di un problema prostatico?

  1. Difficoltà a cominciare a urinare.
  2. Bisogno di urinare spesso.
  3. Sensazione di non riuscire a urinare in modo completo.
  4. Dolore durante la minzione.
  5. Sangue nelle urine o nel liquido seminale.
  6. Senso di peso nella zona retto-vescicale.
  7. Dolore alle ossa.
  8. Difficoltà di erezione.

I disturbi urinari del tratto basso (LUTS dall’inglese “Lower Urinary Tract Symptoms”) sono comuni a molte patologie, per questo è importante consultare il vostro medico che possa formulare una corretta diagnosi.

Quali sono le patologie che possono coinvolgere la prostata?

Le si possono suddividere in tre:

  1. Infiammazioni batteriche o abatteriche (Prostatiti);
  2. L’iperplasia prostatica benigna, o BPH che consiste in un ingrossamento della ghiandola, con i conseguenti noti sintomi ostruttivi (minzione frequente e ostacolata, minzione notturna, gocciolamento post minzionale);
  3. Il cancro alla prostata

 Fondamentale dopo i 50 anni sottoporsi a visita urologica di controllo ed eseguire l’esame rettale eseguito da medico esperto.

 

PROSTATA… e le sue INFIAMMAZIONI!

PROSTATITE

La prostatite si manifesta principalmente negli uomini sotto i 50 anni di età. La prostatite è un’infiammazione della ghiandola prostatica, spesso con tumefazione e dolore della stessa. Talvolta si associa anche difficoltà minzionale. Da notare che i sintomi causati dalla prostatite si possono trasmettere anche all’ano, al pavimento perineale, al pene, ai testicoli, all’inguine e all’interno cosce.
Secondo il National Institutes of Health (NIH) ci sono quattro tipi di prostatite:

  1. Prostatite batterica acuta
  2. Prostatite batterica cronica
  3. Prostatite cronica o sindrome cronica dolorosa del pavimento pelvico
  4. Prostatite asintomatica

PROSTATITE BATTERICA ACUTA

Questa forma di prostatite è provocata da un’infezione della prostata di tipo batterico. La prostatite batterica è spesso acuta e di solito causata da un’infezione a trasmissione sessuale.

SINTOMI: I sintomi della prostatite batterica possono essere gravi e apparire velocemente. Essi possono includere:

  • Febbre e brividi;
  • Mal di schiena;
  • Minzione frequente e dolorosa;
  • Un flusso di urina ridotto;
  • Minzione con sforzo (straining) fino all’ostruzione completa;
  • Riposo a letto.

PROSTATITE BATTERICA CRONICA

Ciascuna forma di prostatite batterica acuta può svilupparsi in una prostatite cronica.
Le cause possibili includono:

  • le infezioni batteriche ripetitive
  •  lo stress
  • eiaculazione rara
  • cause sconosciute;

I SINTOMI possono andare e venire. Essi possono includere:

  • minzione frequente
  • sensazione di bruciore durante la minzione
  • mal di schiena.

Il TRATTAMENTO può includere:

PROSTATITE ABATTERICA

Con questa forma di prostatite la prostata è infiammata ma non è infetta. Le possibili cause includono:

  • Esiti di prostatite batterica
  • Scarsa igiene sessuale (ejaculazioni non frequenti)
  • Motivi sconosciuti.

SINDROME DOLOROSA CRONICA DEL PAVIMENTO PELVICO (CPPS)

  • Esiti di pregresse prostatiti
  • Stress
  • Malattie proctologiche
  • Cattive abitudini sessuali (masturbazioni troppo prolungate, coito interrotto, ecc.)

TRATTAMENTO: il trattamento della prostatite abatterica/CPPS potrebbe includere:

  • Farmaci anti-infiammatori o miorilassanti;
  • Bagni caldi;
  • Relax durante la minzione;
  • Bere più liquidi o cambiare la dieta;
  • L’eiaculazione frequente (per aiutare il drenaggio della prostata e rilassare i muscoli);
  • Infiltrazione dei nervi pudendi;
  • Infiltrazione della prostata

ALLATTAMENTO! Un dovere…un piacere!

Lallattamento al seno è il modo normale di fornire ai bambini le sostanze nutritive di cui hanno bisogno per la crescita e il sano sviluppo psico-fisico. Praticamente tutte le madri possono allattare, a condizione che abbiano informazioni accurate, il sostegno della famiglia, del sistema sanitario e della società in generale.

Il colostro, il latte materno giallino e denso prodotto alla fine della gravidanza, è raccomandato dall’Oms come il cibo perfetto per il neonato. La sua somministrazione deve iniziare entro la prima ora dopo la nascita.

L’allattamento al seno è raccomandato fino ai sei mesi di età; l’allattamento al seno continuato con il complemento di altri adeguati alimenti fino a due anni di età e oltre.

A dirlo è l’ OMS, agenzia Mondiale Onu per la salute.

Fondata nel 1946 ed entrata in funzione nel 1948, con sede a Ginevra, l’Oms lavora con l’obiettivo statutario del raggiungimento da parte di tutte le popolazioni del mondo del livello più alto possibile di salute, definita nella costituzione non solo come assenza di malattie, ma come condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale.

1. Allattamento esclusivo per i primi sei mesi

Dopo i sei mesi, cibi solidi, come puree di frutta e verdura, dovrebbero essere introdotti per completare l’allattamento al seno fino a due anni.

Inoltre:

  • l’allattamento al seno dovrebbe iniziare entro un’ora dalla nascita
  • l’allattamento al seno dovrebbe avvenire a richiesta del bambino, tutte le volte che vuole, giorno e notte
  • biberon o ciucci dovrebbero essere evitati.

2. I benefici per la salute per i neonati

Il latte materno è l’alimento ideale per neonati e lattanti. Dà ai bambini tutti i nutrienti di cui hanno bisogno per un sano sviluppo. È sicuro e contiene anticorpi che aiutano a proteggere i bambini da malattie infantili comuni come la diarrea e la polmonite, le due cause primarie di mortalità infantile in tutto il mondo. Il latte materno è facilmente disponibile e accessibile, il che aiuta a garantire che i bambini ottengano sempre una nutrizione adeguata.

3. I vantaggi per le mamme

L’allattamento al seno è benefico anche per le madri. L’allattamento esclusivo è associato a un naturale metodo di controllo delle nascite (98% di protezione nei primi sei mesi dopo la nascita). Riduce i rischi di cancro al seno e alle ovaie, il diabete di tipo II, e la depressione post-partum.

4. I benefici a lungo termine per i bambini

Al di là dei benefici immediati per i bambini, l’allattamento al seno contribuisce a una vita di buona salute dei futuri adulti. Gli adolescenti e gli adulti che sono stati allattati al seno da bambini hanno meno probabilità di essere in sovrappeso o obesi. Hanno meno probabilità di avere il diabete di tipo II e prestazioni migliori nei test di intelligenza.

5. Perché non latte artificiale

Il latte artificiale non contiene gli anticorpi presenti nel latte materno. I benefici a lungo termine di allattamento al seno per le madri ed i bambini non possono essere replicati con latte artificiale. Quando il latte artificiale non è adeguatamente preparato, ci sono rischi derivanti dall’uso di acqua non potabile e strumenti non sterilizzati, dalla potenziale presenza di batteri nel latte in polvere. La malnutrizione può derivare da un eccesso di diluizione della formula per “allungarla” eccessivamente e far durare di più il latte in polvere. Mentre poppate frequenti mantengono la produzione di latte dal seno, se si comincia a utilizzare il latte artificiale e poi diventa non più disponibile, il ritorno al seno potrebbe non essere più un’opzione a causa della produzione di latte materno diminuita.

6. Il supporto per le madri è essenziale

L’allattamento al seno deve essere insegnato, e molte donne incontrano difficoltà all’inizio. Molte pratiche di routine, come la separazione della madre e del bambino, l’uso di asili nido appena nati, e la supplementazione con latte artificiale, in realtà rendono più difficile per le madri e i neonati allattare al seno. Le strutture sanitarie che supportano l’allattamento al seno, evitando queste pratiche, dovrebbero fornire consulenti per le neo mamme e incoraggiare più alti tassi di pratica. Per fornire questo supporto e migliorare la cura per le madri e i neonati, ci sono servizi in circa 152 paesi grazie all’iniziativa Who-Unicef Baby-friendly Hospital Initiative.

7. Lavoro e allattamento al seno

Molte madri che tornano a lavorare abbandonano l’allattamento al seno parzialmente o completamente, perché non hanno il tempo sufficiente o un luogo per allattare al seno, estrarre e conservare il loro latte. Le madri hanno bisogno di un posto sicuro, pulito e privato nella zona del loro posto di lavoro per continuare l’allattamento al seno. In questo senso possono essere d’aiuto permessi di maternità e ferie pagate, forme di lavoro part-time, asili nido, strutture in loco per conservare il latte materno.

8. Il passo successivo: la fase degli alimenti solidi

Per soddisfare le crescenti esigenze dei bambini a sei mesi di età, i cibi solidi in purea dovrebbero essere introdotti come complemento all’allattamento al seno. Alimenti per il bambino possono essere appositamente preparati o modificati da pasti in famiglia.

L’Oms rileva che:

  • l’allattamento al seno non deve essere ridotto quando si inizia su solidi
  • il cibo deve essere somministrato con un cucchiaio o una ciotolina, non in una bottiglia
  • il cibo deve essere pulito e sicuro
  • un ampio margine di tempo deve essere concesso ai bambini per imparare a mangiare cibi solidi.

I dieci passi Unicef-Oms per gli Ospedali amici dei bambini

Dalla teoria alla pratica, sul campo: l’Oms ha scritto insieme con l’Unicef un decalogo di misure pratiche che ogni struttura sanitaria — in tutto il mondo — può e deve dimostrare di rispettare prima di poter essere riconosciuta

“Ospedale Amico dei Bambini”.

  1. Definire un protocollo scritto per l’allattamento al seno da far conoscere a tutto il personale sanitario
  2. Preparare tutto il personale sanitario per attuare compiutamente questo protocollo
  3. Informare tutte le donne in gravidanza dei vantaggi e dei metodi di realizzazione dell’allattamento al seno
  4. Mettere i neonati in contatto pelle a pelle con la madre immediatamente dopo la nascita per almeno un’ora e incoraggiare le madri a comprendere quando il neonato è pronto per poppare, offrendo aiuto se necessario.
  5. Mostrare alle madri come allattare e come mantenere la secrezione lattea anche nel caso in cui vengano separate dai neonati
  6. Non somministrare ai neonati alimenti o liquidi diversi dal latte materno, tranne che su precisa prescrizione medica
  7. Sistemare il neonato nella stessa stanza della madre (rooming-in), in modo che trascorrano insieme ventiquattr’ore su ventiquattro durante la permanenza in ospedale
  8. Incoraggiare l’allattamento al seno a richiesta tutte le volte che il neonato sollecita nutrimento
  9. Non dare tettarelle artificiali o succhiotti ai neonati durante il periodo dell’allattamento
  10. Promuovere la collaborazione tra il personale della struttura, il territorio, i gruppi di sostegno e la comunità locale per creare reti di sostegno a cui indirizzare le madri alla dimissione dall’ospedale.

Altro punto da non dimenticare

Durante la poppata la mamma si rilassa, il suo corpo libera endorfine, può perdere la cognizione del tempo, il cervello razionale si riposa e lei magari si assopisce e si addormenta insieme al suo bambino. Non è un caso se gli ormoni dell’allattamento sono la prolattina e l’ossitocina: la prima stimola il seno a produrre latte, ma è anche responsabile dei comportamenti di accudimento verso la prole, la seconda consente la fuoriuscita del latte dal seno, ma è anche l’ormone dell’amore.

Detto questo…

NON È TUTTO ORO QUELLO CHE LUCCICA!!!

Per quanto l’allattamento al seno sia una cosa naturale e istintiva, la donna- neo mamma può incorrere ad imprevisti o quell i fin troppo noti e temuti inconvenienti.

Non sempre però allattare è semplice.

Quanti racconti si sentono di allattamenti non riusciti? Moltissimi, infatti la percentuale di mamme che riescono ad allattare fino allo svezzamento (6 mesi) è ancora molto lontana da quel che ci si potrebbe aspettare. Le ragioni possono essere le più svariate:

“Non ho avuto la montata…”

“Avevo poco latte…”

“Il mio latte era poco nutriente…”

“Il mio latte non bastava al mio bambino…”

“Il mio bambino non si attaccava al seno…”

“Il mio bambino a 3 mesi ha iniziato a fare sciopero e a non mangiare…”

“Il mio bambino non voleva il mio latte…”

“Il mio bambino soffriva di reflusso…”

“Il mio bambino è stato ricoverato in ospedale…”

“Mi sono venute le ragadi e non guarivano…”

“Ho avuto un ingorgo…”

“Mi è venuta la mastite…”

“Ho il capezzolo invertito e mi hanno detto che non posso allattare…”

“Dovevo prendere il farmaco X e quindi dovevo buttar via il mio latte…”

“Il mio bambino non cresceva abbastanza, allora mi hanno prescritto l’aggiunta e la doppia pesata…”

“A 3 mesi sono dovuta tornare a lavorare…”

“Il mio bambino prendeva il seno come vizio…”

Queste mamme hanno sbagliato? Assolutamente no, non devono sentirsi in colpa, né giudicate.

Esiste ahimè sempre un denominatore comune, un’unica causa che porta le mamme che vorrebbero allattare a non realizzare questo loro desiderio: la mancanza di sostegno.

Cos’è utile o inutile quindi?

È inutile:

  • preparare il capezzolo frizionandolo con guanti o asciugamani → ci sono già i tubercoli di Montgomery che producono delle secrezioni che idratano il capezzolo
  • comprare creme e prodotto anti ragadi → l’unica prevenzione delle ragadi è il corretto attacco del bambino
  • comprare paracapezzoli → non consentono una suzione efficace al bambino
  • coppette assorbi-latte → possono essere tranquillamente sostituite da fazzoletti di cotone o dal bambino che poppa o il latte in eccedenza può essere conservato dalla mamma oppure donato
  • tiralatte → non sempre serve o è efficace, dipende dalle necessità della mamma, bisognerà quindi valutare sul momento se è utile, quale modello, quale taglia di coppa e il corretto uso (esistono anche le ragadi causate dal tiralatte)
  • comprare fantomatici integratori per aumentare la produzione di latte → l’unica cosa necessaria e indispensabile per aumentare il latte è stimolare di più il seno (bambino, spremitura, ecc)
  • comprare biberon, ciuccio, latte artificiale → l’uso del biberon e ciuccio prima dei 2 mesi di vita del bambino interferisce con la sua capacità di suzione al seno, ergo si attaccherà più facilmente in modo scorretto, causando ragadi alla mamma, la poppata sarà meno efficace, mangerà di meno, prenderà poco peso, allora via con l’aggiunta, il seno sarà stimolato meno e quindi produrrà meno latte.

È utile:

  • risparmiare i soldi di tanti acquisti inutili (possono esser spesi meglio)
  • farsi seguire da un’ostetrica in gravidanza, con la quale parlare in modo approfondito anche di allattamento al seno e dei bisogni del neonato
  • se non si è seguite dall’ostetrica, può essere comunque utile fare una visita con lei intorno alle 32-34 settimane per avere informazioni corrette sull’allattamento, su come avviarlo, come affrontare i piccoli intoppi che ci possono essere, cosa fare in caso di capezzolo piatto o invertito, come fare la spremitura manuale del seno e quando può esser utile

Per questo, per le mamme fiorentine, vi consiglio di contattare mammeamiche https://www.mammeamiche.org/ dove poter condividere esperienze e porre i dubbi in tema allattameno e non solo.

Altro link interessante:

Baby pit stop dove poter allattare e cambiare in tranquillità il vorsto bambino, a Firenze e…nel mondo!

Concludo dicendo che ogni mamma sa quale è il meglio per sé e per il suo cucciolo. Là dove una madre sentirà la necessità di smettere o di non allattare al seno il proprio piccolo, avrà comunque fatto la scelta giusta!

L’importante – nell’allattamento così come in ogni fase della crescita del proprio bambino – è che la mamma sia supportata e aiutata affinché le sue siano sempre SCELTE CONSAPEVOLI!

Dottoressa, sono incinta! E ora cosa faccio?

Per ogni donna il momento in cui si ha un “ritardo del ciclo” è pieno di non poche emozioni e patemi d’animo. Per non perdersi nel mondo della burocrazia, trovo utile una breve guida sul cosa fare e dove.

Cinque giorni di ritardo possono essere sufficienti per effettuare il ben noto test delle urine disponibile in farmacia o al supermercato. Le due liniette blu, non saranno però sufficienti per dare il via all’iter dello “stato di gravidanza”. Bisognerà:

1- Rivolgersi al proprio medico di famiglia che prescriverà il dosaggio ormonale delle BetaHcg da ricercare attraverso un prelievo del sangue o un campione di urine oppure al ginecologo di fiducia che certificherà lo stato di gravidanza con un controllo ecografico.

2- Con il risultato del test di laboratorio positivo o con il certificato di gravidanza accertata è possibile andare a ritirare presso i vari presidi dell’azienda sanitaria locale il LIBRETTO DI GRAVIDANZA.

Che cos’è il libretto della gravidanza

Per tutte le donne con domicilio sanitario in toscana, diversamente da altre regioni, il percorso nascita comincia con il ritiro del libretto di gravidanza, una vera e propria guida per le donne contenente le richieste di tutti gli esami periodici consigliati durante la gestazione a carico del sistema sanitario nazionale e quindi gratuiti. Le prestazioni previste dal libretto sono lo standard assistenziale minimo e sufficiente per assicurare il monitoraggio della gravidanza fisiologica. É compito del professionista che seguirà la gravidanza fare ulteriori accertamenti solo nel caso in cui ci si discosti dalla fisiologia e saranno in questo caso esami a carico della donna.

Dove si ritira il libretto?

Per la consegna del libretto e la presentazione dei servizi disponibili, l’Azienda Sanitaria di Firenze ha predisposto un incontro illustrativo gratuito per la donna con un’ostetrica. A questo incontro viene consigliato di partecipare in prima persona invece di utilizzare la delega.
Il primo passo è quindi prenotare l’incontro con l’ostetrica: si può fare telefonicamente contattando Call Center  oppure di persona presso un Cup Territoriale aziendale richiedendo un appuntamento per “accesso libretto gravidanza” fatta eccezione per i consultori della Zona Mugello per i quali non sono cambiate le modalità di consegna dei libretti Consultori Zona Mugello
In questa fase non vi verranno date informazioni ma solo fissato un appuntamento.

Nel corso dell’incontro con l’ostetrica:

  • viene consegnato il “Libretto Regionale della Gravidanza”, con gli esami proposti gratuitamente nel corso della gestazione, ne viene spiegato il significato e l’utilità;
  • possono essere prenotate le indagini (pap test, consulenza per la diagnosi prenatale, ecografie…);
  • vengono presentati i servizi consultoriali per il percorso nascita;
  • si possono prenotare le visite ostetriche-ginecologiche presso l’ambulatorio consultoriale;
  • vi è la possibilità di essere prese in carico dal team delle ostetriche e seguite dall’ambulatorio della gravidanza normale;
  • viene fornita informazione sulla legislazione vigente a tutela della maternità;
  • vi è la possibilità di fare domande e avere informazioni aggiornate per poter scegliere in modo consapevole sul percorso di gravidanza.

E’ consigliato fissare l’incontro nella zona dove si desidera ricevere i vari servizi (è comunque possibile prenotare presso qualunque sede dell’ASL 10 abilitata).

Consiglio inoltre gli incontri collettivi con le ostetriche della struttura sanitaria che offrono un importantissimo ausilio per quanto riguarda argomenti quali PARTO FISIOLOGICO, ALLATTAMENTO e tutto ciò che riguarda i primi momenti dell’essere madre. Fondamentale sarà inoltre la condivisione di esperienze e paure con le altre mamme che frequenteranno con voi lo stesso corso.

Per l’area di Prato prenotare è possibile, di persona presso il Centro Salute Donna- Via Cavour 87- dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 12.00 oppure telefonando al numero 0574 807704 dal lunedì al venerdì daòe 11.00 alle 13.00.

Chi e come può ritirare il libretto della gravidanza?

La cosa migliore per il ritiro del libretto è che la donna stessa si rechi al consultorio  scelto da appuntamento con:

1- documento d’identità

2-  tessera sanitaria

3- attestazione di gravidanza (ecografia o test di laboratorio )

In caso di necessità è possibile il ritiro da parte di un delegato con documentazione allegata e fotocopia del documento del delegato e del delegante.

Dottoressa, ho intenzione di interrompere la gravidanza…

Non sempre accorgersi del proprio stato di gravidanza è un momento felice. Possono esistere situazioni che rendono tale periodo difficile se non impossibile per la prosecuzione della gestazione.

L’interruzione volontaria NON è una soluzione ad ogni problema, ed è una soluzione che deve essere ben ponderata e valutata dalla donna, alla quale DEVONO essere offerti tutti gli aiuti perché sia una scelta LIBERA E CONSAPEVOLE.

L’Articolo 1 della Legge 194/78 dice infatti:

Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite. Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che lo aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite.

Tuttavia, secondo l’articolo 4  : Per l’interruzione volontaria della gravidanza entro i primi novanta giorni, la donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito, si rivolge ad un consultorio pubblico istituito ai sensi dell’articolo 2, lettera a), della legge 29 luglio 1975 numero 405 , o a una struttura socio-sanitaria a ciò abilitata dalla regione, o a un medico di sua fiducia. Personalmente mi impegnerò a fornire tutte le informazioni necessarie per affrontare questo difficilissimo momento.

Per approfondimenti di natura legale è possibile leggere interamente la legge al sito della Regione Legge

 

Colecisti: sabbia, fango o calcoli?

I calcoli della colecisti (o litiasi della colecisti) rappresentano una situazione caratterizzata dalla presenza di formazioni dure simili a sassi, di dimensioni variabili da pochi millimetri (sabbia) a qualche centimetro, all’interno della colecisti (o cistifellea).
È una malattia assai frequente, presente nel 10-15% della popolazione adulta con maggiore diffusione nel sesso femminile. Il sovrappeso, il diabete di tipo 2, la stipsi, ma anche il rapido calo ponderale dovuto a diete fortemente ipocaloriche, possono predisporre alla formazione di calcoli.
Molti dei pazienti con litiasi biliare rimangono senza sintomi per molti anni (circa il 50-70%) e possono anche non svilupparne mai alcuno. In altri casi, con una frequenza difficilmente stimabile, i calcoli possono causare sintomi o complicanze anche severe, come la colecistite acuta, l’empiema della colecisti, le angiocoliti o la pancreatite acuta.
Il sintomo più comune riferibile con certezza ai calcoli della colecisti è la colica biliare postprandiale. È necessario che il medico definisca con molta cura i sintomi, prima di ascriverli con sicurezza ai calcoli.
Esistono diversi tipi di calcoli della cistifellea (colecisti); quelli più frequenti in occidente sono costituiti da colesterolo. Una corretta alimentazione può prevenire la formazione di calcoli o, se già presenti e sintomatici, ridurre gli episodi di coliche biliari e, se indicata, migliorare l’efficacia della terapia medica con acidi biliari.

RACCOMANDAZIONI DIETETICHE GENERALI

  • Preferire pasti piccoli e frazionati nel corso della giornata per migliorare la motilità della colecisti e ridurre il rischio di sovrasaturazione in colesterolo della bile.
  • Buona idratazione
  • Prediligere preparazioni semplici come la cottura al vapore, ai ferri, alla griglia, alla piastra, al forno, al cartoccio.
  • Evitare un’alimentazione sbilanciata, troppo ricca di grassi.
  • Consumare cibi che aiutano a normalizzare il transito gastrico e intestinale
  • Seguire le raccomandazioni per una corretta alimentazione nella popolazione generale in merito alla riduzione di grassi soprattutto di origine animale, di bevande ed alimenti ricchi di zuccheri e all’assunzione di adeguate porzioni di frutta e verdura.

ALIMENTI NON CONSENTITI

  • Alcolici e superalcolici
  • Grassi animali: burro, lardo, strutto, panna.
  • Salse con panna, sughi cotti con abbondanti quantità di olio, margarina.
  • Maionese e altre salse elaborate
  • Brodo di carne, estratti per brodo, estratti di carne, minestre già pronte con tali ingredienti.
  • Insaccati: mortadella, salame, salsiccia, pancetta, coppa, ciccioli, cotechino, zampone, ecc..
  • Pesci grassi e frutti di mare.
  • Carni grasse, affumicate, marinate e salate. Selvaggina e frattaglie.
  • Formaggi piccanti e fermentati.
  • Latte intero.
  • Grasso visibile di carni e affettati.
  • Cibi da fast-food ricchi di grassi idrogenati (trans), presenti anche in molti prodotti preparati industrialmente, e piatti già pronti.
  • Dolci quali torte, pasticcini, gelati, budini. In particolar modo quelli farciti con creme.
  • Bevande zuccherate.

ALIMENTI CONSENTITI CON MODERAZIONE

  • Sale. E’ buona regola ridurre quello aggiunto alle pietanze durante e dopo la cottura e limitare il consumo di alimenti che naturalmente ne contengono elevate quantità (alimenti in scatola o salamoia, dadi ed estratti di carne, salse tipo soia).
  • Olii vegetali polinsaturi o monoinsaturi come l’olio extravergine d’oliva, l’olio di riso o gli oli monoseme: soia, girasole, mais, arachidi (per il loro potere calorico controllare il consumo dosandoli con il cucchiaio).
  • Uova.
  • Frutta secca.

ALIMENTI CONSENTITI E CONSIGLIATI

  • Pane, fette biscottate, cereali per la prima colazione, biscotti secchi, pasta, riso, polenta, orzo, farro possibilmente integrali.
  • Frutta matura e verdura di stagione (variando i colori per favorire un idoneo introito di vitamine e sali minerali).
  • Carni sia rosse che bianche, magre e private dal grasso visibile.
  • Affettati, prosciutto crudo, cotto, speck, bresaola, affettato di tacchino/pollo, privati del grasso visibile (1-2 volta a settimana).
  • Pesce, fresco e surgelato.
  • Latte e yogurt parzialmente scremati.
  • Formaggi freschi e stagionati un paio di volte a settimana in sostituzione di un secondo piatto di carne o uova, come 50 grammi di Grana Padano, consigliabile anche come sostituto del sale per insaporire i primi (un cucchiaio 10 grammi). Grana Padano è un concentrato di latte, ma meno grasso del latte intero perché parzialmente decremato durante la lavorazione, il suo consumo incrementa l’apporto proteico ai pasti e favorisce il raggiungimento del fabbisogno giornaliero di calcio e vitamine come la B12 e la A.
  • Acqua, almeno 1,5 litri al giorno da distribuire durante l’arco della giornata.

CONSIGLI COMPORTAMENTALI

  • In caso di sovrappeso o obesità si raccomanda la riduzione del peso e del “giro vita” ossia la circonferenza addominale, indicatore della quantità di grasso depositata a livello viscerale. Valori di circonferenza vita superiori a 94 cm nell’uomo e ad 80 cm nella donna si associano ad un rischio cardiovascolare “moderato”, valori superiori a 102 cm nell’uomo e ad 88 cm nella donna sono associati ad un “rischio elevato”. Tornare ad un peso normale permette di ridurre il rischio di calcolosi della colecisti, ma anche di ridurre gli altri fattori di rischio cardiovascolare (come ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, insulino-resistenza).
  • Evitare le diete fai da te! Un calo di peso troppo veloce può determinare la comparsa di calcoli biliari e inoltre un regime dietetico troppo ristretto impedisce una buona compliance ed aumenta il rischio di recuperare il peso perso con gli interessi.
  • Rendere lo stile di vita più attivo (abbandona la sedentarietà! Vai al lavoro a piedi, in bicicletta o parcheggia lontano, se puoi evita l’uso dell’ascensore e fai le scale a piedi)
  • Praticare attività fisica almeno tre volte alla settimana. La scelta va sempre effettuata nell’ambito degli sport con caratteristiche aerobiche, moderata intensità e lunga durata, come, ciclismo, ginnastica aerobica, cammino a 4 km ora, nuoto, più efficaci per eliminare il grasso in eccesso e prevenire la colelitiasi
  • Non fumare!

Opuscolo scaricabile Dieta calcoli colicisti

Vaccinazioni internazionali

Per chi avesse intenzione di intraprendere un viaggio all’estero, oltre alle normali precauzioni è fondamentale informarsi per tempo della necessità se eseguire vaccinazioni ed eventuali terapie preventive da fare.

– la febbre gialla: malattia causata da un virus trasmesso attraverso la zanzara, che può avere gravità variabile. I sintomi della febbre gialla sono caratterizzati da forti dolori generalizzati, emorragie e infine insufficienza renale. Le zone endemiche della malattia la cui vaccinazione è obbligatoria, come una vasta zona dell’Africa Centrale dal Senegal all’Angola all’Etiopia e del Sudamerica. Ricordiamo che il certificato internazionale di vaccinazione contro la febbre gialla dura 10 anni.

Colera: malattia batterica acuta dell’intestino molto pericolosa. Si contrae attraverso l’ingestione di alimenti e acqua contaminati. La vaccinazione è importante ma non basta: sono il 30-50% di chi si vaccina può infatti dirsi completamente a riparo dalla malattia, per cui fondamentali resta la massima attenzione alle norme igieniche. Le zone a rischio comprendono buona parte dell’Asia, l’Europa Orientale e l’Africa, fino al Sudamerica.

Febbre tifoide: è prodotta da un batterio – laSalmonella typhi – e provoca febbre, cefalea, malessere generale, bradicardia, disturbi gastrointestinali e macchie diffuse sul corpo. Si trasmette attraverso l’ingestione di acqua o alimenti contaminati. Il vaccino, che si effettua tramite iniezioni intramuscolari oppure per via orale, va fatto una volta con richiami ogni 2-3 anni. Zone a rischio Asia, Africa e Sudamerica.

Malaria: una delle malattie più note e diffuse. Causata da parassiti, si manifesta con febbre acuta e ulteriori segni di diversa gravità a seconda dell’entità della malattia e della zona. Le aree più colpite sono: America del Sud, Africa, Asia e in maniera minore anche gli Stati Uniti. Esiste una profilassi antimalarica importante da effettuale prima della partenza, tramite assunzione di farmaci antimalarici che si differenziano in base alle zone di destinazione.

Per chi viaggia, si raccomandano inoltre i vaccini contro l’Epatite A e l’Antitetanica.

Le vaccinazioni internazionali si possono effettuare a Firenze consultando il sito della Regione .

Interessante approfondire tramite il sito del ministro della salute .

Devo andare all’estero! Cosa metto in valigia?

Breve Vade Mecum per chi si mette in viaggio

Innanzitutto coloro che seguono una terapia medica cronica devono portare un’adeguata scorta di medicinali (ad es. antidiabetici, antipertensivi, antiepilettici, antianginosi, anticoncezionali ecc.) che copra in eccesso il periodo di tempo in cui si troveranno lontani da casa. Infatti, in special modo quando ci si reca all’estero, può essere difficile – se non impossibile – riuscire a reperire il particolare farmaco di cui si necessita. Per precauzione è comunque consigliabile portare insieme ai medicinali abituali anche una prescrizione del medico curante in cui sia annotato, oltre al nome commerciale del medicinale, anche il nome e la quantità di principio attivo contenuto in quel particolare prodotto: in questo modo, in caso di necessità, anche se quel particolare farmaco non è commercializzato nel Paese destinazione del nostro viaggio è almeno possibile ricorrere temporaneamente ad un preparato equivalente.

Quali altri farmaci è consigliabile portare con noi? 
La scelta dei prodotti da “mettere in valigia” dipende dalle caratteristiche del viaggio, dalla destinazione, dalla durata e dal tipo di alloggio. In linea di massima è consigliabile portare in viaggio, oltre ai farmaci abituali, anche alcuni prodotti che teniamo abitualmente nell’armadietto di casa quali:
– un antipiretico (contro la febbre)

-un analgesico (contro il dolore)

– un antidiarroico

– un antibiotico a largo spettro d’azione (es.amoxixillina)

– un antinfiammatorio

– un farmaco contro la chinetosi (mal d’auto, mal di mare, mal d’aria)

– un collirio lenitivo

– un prodotto repellente contro le zanzare ed altri insetti

– una crema antiscottature

– un Kit da pronto soccorso con cerotti, disinfettante, qualche siringa sterile e l’occorrente per una pronta medicazioneun termometro

– una pomata contro ematomi e distorsionise

E se la destinazione è un Paese caldo o con condizioni igienico-sanitarie a rischio?
Prima di affrontare un viaggio che ci conduca in uno di questi Paesi è necessario, con congruo anticipo, informarsi sulla situazione epidemiologica ed ambientale della zona e farsi consigliare dal medico l’eventuale idonea profilassi farmacologica e vaccinale.

Oltre ai farmaci sopra elencati potrebbe rivelarsi utile portare con sé anche:

– sali per la reidratazione

– disinfettanti per l’acqua potabile

– disinfettanti per le vie urinarie

– farmaci antibatterici specifici per l’intestino

– fermenti lattici

oltre naturalmente a qualsiasi altro medicinale il medico ci prescriva (ad es. farmaci antimalarici se la zona è a rischio) .

Importante!
Durante il viaggio è fortemente raccomandabile non mettere i farmaci in valigia ma nel bagaglio a mano perché in questo modo, anche in caso di smarrimento dei bagagli, oltre ad eliminare il rischio di dover eventualmente interrompere una terapia medica cronica si è sicuri di poter disporre in qualsiasi momento, se necessario, della propria “farmacia da viaggio”. Inoltre è importante tenere presente che alcuni farmaci risentono delle alte temperature per cui, in questo caso, ci si deve premunire di appositi contenitori che proteggano questi prodotti da possibili shock termici. È comunque buona norma fare attenzione a conservare sempre nelle confezioni dei farmaci i foglietti con le istruzioni per l’uso per poterli consultare ogniqualvolta se ne presenti la necessità.

I Reni e la loro dieta…facciamo due CALCOLI!

DIETA PER SOGGETTI CON PREDISPOSIZIONE A FORMARE

CALCOLI RENALI

Secondo le ultime stime fornite da una indagine del 2010, condotta dalla Società Italiana di Medicina Generale (S.I.M.G.), circa il 10% degli Italiani ha avuto a che fare nel corso della propria vita con un episodio di calcolosi urinaria (nefrolitiasi) e circa il 6,5% della popolazione, con una prevalenza maschile (6,5% contro 6,1% di donne), con la formazione costante delle ‘pietruzze nei reni’.

La nefrolitiasi è una patologia con un alto indice di ricadute, spiegano gli esperti, che impone a chi ne soffre una particolare attenzione alla dieta. Nel nostro Paese la malattia, infatti, è in crescita a causa di una più elevata assunzione di proteine animali, fra i principali responsabili della formazione dei calcoli.

CAUSE E FATTORI DI RISCHIO

Per calcolosi renale si intende la presenza di formazioni solide nell’apparato urinario, che si strutturano generalmente in un arco temporale variabile dai 2 ai 5 anni, derivate dalla precipitazione ed aggregazione di sostanze disciolte nelle urine.

I componenti più frequenti che danno luogo ai calcoli delle vie urinarie sono il calcio, l’ossalato, l’acido urico ma può influire nella loro formazione anche la carenza di sostanze quali il citrato e il magnesio urinario.

La conoscenza della composizione del calcolo e di determinati parametri urinari è rilevante per l’impostazione terapeutica, che deve avere come obiettivo la riduzione al minimo della precipitazione dei sali urinari in causa e/o l’aumento delle sostanze che ne prevengono la precipitazione.

LA DIETA

Una alimentazione corretta è la ‘prima cura’ per la prevenzione dei calcoli renali, in quanto la composizione delle urine è direttamente correlata alla dieta.

Essa va studiata e concordata insieme a uno specialista o a un nutrizionista, ma dagli specialisti ecco le prime indicazioni generali.

Nel trattamento di tutti i tipi di calcolosi renale è consigliato un consumo di acqua di 2-3 litri nelle 24 ore.

L’acqua dovrebbe essere distribuita nel corso di tutta la giornata e anche nelle ore notturne, in caso di risveglio. Un maggiore apporto di liquidi è indicato nei periodi estivi e in presenza di attività fisica.

Controllare il peso attraverso la corretta alimentazione e non con diete sbilanciate.

DIETA ‘SU MISURA’

Ogni tipo di calcolo, a seconda della principale componente, ha la sua dieta. Gli esperti consigliano:

1. Per calcoli di OSSALATO DI CALCIO ( calcoli-ossalato-di-calcio ) una dieta normocalorica a

 BASSO CONTENUTO di :

SALE

proteine animali

zuccheri

ma con NORMALE contenuto di calcio e un apporto di liquidi tale da avere un volume urinario di almeno 2 litri nell’arco delle 24 ore.

Limitare o escludere dalla dieta i cibi ricchi di ossalati.

L’ossalato si trova praticamente in tutti gli alimenti ma alcuni ne sono particolarmente ricchi, tra questi: spinaci, rabarbaro, bietola, barbabietole rosse, nocciole, tè, cioccolato, frutti di bosco. Quando assunti, questi alimenti dovrebbero essere introdotti insieme a una fonte di calcio per ridurne l’assorbimento intestinale.

Per ridurre l’apporto di SALE è bene:

  • Ridurne al minimo il consumo nella preparazione e nella cottura dei cibi e di non aggiungerne mai ai piatti una volta in tavola;

  • Evitare i cibi trattati con sale, conservati in scatola, in salamoia, essiccati o affumicati;

  • Preferire il pane toscano senza sale e i formaggi freschi, che sono meno ricchi di sale.

2. Per calcoli da acido uricoacido-urico-calcoli  ) impostare una dieta con un apporto calorico controllato e

una riduzione del quantitativo di purine, contenute soprattutto in prodotti di origine animale.

I cibi che ne contengono in elevate quantità fanno aumentare l’escrezione urinaria di acido urico e tendono a rendere le urine più acide, favorendone la precipitazione.

Occorre limitare anche l’apporto di quota proteica studiando insieme allo specialista una dieta che non superi il quantitativo di 1gr/kg/die.

È bene ricordare che:

Sono da evitare o da ridurre fortemente:

  • i frutti di mare, acciughe, sardine sott’olio, aringa, caviale

  • frattaglie, estratti e brodo di carne, cacciagione, carni rosse

  • dolcificanti e alcolici.

Per rendere le urine meno acide va incoraggiata l’assunzione di frutta e verdura (evitando quella molto zuccherina).

3. Per calcoli di struvite.

La formazione di cristalli di struvite può essere causata da una infezione batterica delle vie urinarie.

La dieta ed il trattamento terapeutico più idoneo dovrà essere studiato insieme al medico.

4. Calcoli di cistina  (calcoli-cistina )

Il primo consiglio è di bere fino a 4 litri di acqua al giorno e di impostare una dieta a basso contenuto di proteine animali (carne, pesce, uova) unita all’assunzione di citrato di potassio per alcalinizzare le urine.

Si valuterà insieme al medico l’eventuale necessità di iniziare una terapia farmacologica.

Fonte: Fondazione Umberto Veronesi