Tutti gli articoli di Giulia Barbieri

A volte ritorna… Il Reflusso GastroEsofageo

Nella malattia da reflusso gastroesofageo il contenuto dello stomaco, compresi acido e bile, refluiscono dallo stomaco all’esofago, causandone l’infiammazione oltre a dolore localizzato nella parte inferiore del torace.

Lo stomaco viene protetto dagli effetti del suo stesso acido dalla mucosa, ma, dal momento che l’esofago è privo di una mucosa altrettanto protettiva, l’acido gastrico e gli enzimi che refluiscono nell’esofago causano sintomi e, in alcuni casi, danni.

Il reflusso si verifica quando il muscolo ad anello che normalmente impedisce al contenuto dello stomaco di tornare nell’esofago, chiamato LES -sfintere esofageo INFERIORE – non funziona correttamente.

Il sintomo più tipico è il bruciore di stomaco, dolore urente in sede retrosternale. Il bruciore di stomaco (o pirosi, un dolore urente dietro lo sterno) può essere accompagnata da rigurgito, in cui il contenuto dello stomaco raggiunge la bocca, causando talvolta mal di gola, raucedine, tosse o una sensazione di nodo in gola . I soggetti con bruciore di stomaco di lunga data sviluppano difficoltà di deglutizione o disfagia.

La diagnosi si basa sui sintomi e, a volte, sull’esame del pH esofageo.

La terapia si basa principalmente con la modifica della dieta attraverso l’esclusione di alcuni alimenti e cambiamenti nello stile di vita rappresentano una valida strategia per ottenere un buon controllo della malattia e prevenirne le complicanze

Si usano farmaci quali procinetici, farmaci che riducono l’acido gastrico, inibitori di pompa protonica e sostanze tampone/rivestimento.

Se questi metodi non hanno successo, si ricorre talvolta al trattamento chirurgico.

La malattia da reflusso gastroesofageo (GERD) è comune e insorge nel 10-20% degli adulti. Inoltre, è molto frequente nei lattanti, talvolta fin dalla nascita.

Il reflusso di acido e bile può svilupparsi in presenza di un alterato funzionamento dello sfintere esofageo inferiore.

Quando un soggetto è in piedi oppure seduto, la forza di gravità aiuta a prevenire il reflusso del contenuto gastrico nell’esofago, questo spiega perché il reflusso può peggiorare in posizione sdraiata.

Il reflusso si verifica più facilmente anche subito dopo i pasti, quando il volume e l’acidità del contenuto gastrico sono più elevati e lo sfintere ha meno probabilità di funzionare correttamente.

I fattori che contribuiscono al reflusso sono

  • Aumento di peso
  • I cibi grassi, piccanti o fritti rilassano il LES e ritardano lo svuotamento dello stomaco
  • Gli agrumi e i succhi di arancia, pompelmo e ananas hanno un elevato contenuto acido.
  • Menta, aglio e cipolle rilassano il LES
  • I pomodori e i prodotti a base di pomodoro trasformati, come il succo di pomodoro e le salse per pasta e pizza, sono altamente acidi.
  • Caffè (con o senza caffeina) e le bevande contenenti caffeina rilassano il LES.
  • Il cioccolato rilassa il LES
  • Le bevande gassate causano distensione gassosa dello stomaco (gonfiore) che aumenta la pressione del contenuto dello stomaco sul LES
  • Alcol
  • Fumo di tabacco
  • Determinati farmaci (antistaminici e alcuni antidepressivi, calcio-antagonisti, progesterone e nitrati)

L’esposizione prolungata

L’esposizione prolungata della parte inferiore dell’esofago al reflusso ripetuto può provocare:

  • Infiammazione dell’esofago (esofagite)
  • Ulcere dell’esofago (esofagite erosiva)
  • Restringimento dell’esofago (stenosi esofagea)
  • Modificazioni delle cellule che rivestono l’esofago (metaplasia gastrica)
  • Cellule alterate nell’esofago che possono diventare cancerose (esofago di Barrett)

Esami secondo livello per GERD

  • Endoscopia con biopsia
  • Talvolta esame del pH
  • Talvolta manometria

Quando i sintomi conducono alla diagnosi di GERD, il trattamento può essere iniziato senza esami specifici.

Gastroscopia, pHmetria e manometria, di solito, sono utilizzati nei casi in cui la diagnosi non è chiara o il trattamento non ha prodotto un controllo dei sintomi, oppure se i sintomi sono presenti da molto tempo o sono peggiorati.

AH che PIZZICO!

Spesso succede di ritrovare sulla pelle delle punture di insetto, andando in campagna, al mare o semplicemente restando a casa.

Vediamo insieme cosa fare per intervenire precedentemente e quando chiamare un medico.

  • Punture di IMENOTTERI (vespa, ape, calabrone): generalmente ci accorgiamo subito della puntura. Il dolore si associa alla comparsa di un eritema pruriginoso che nel giro di 24-72h può autolimitarsi. Applicare subito del ghiaccio per rallentare l’azione del veleno, successivamente applicare localmente creme cortisoniche 3 volte al giorno per 3 giorni. Nel caso di soggetti allergici possono comparire sintomi sistemici da anafilassi (tipo difficoltà a respirare) e in questo caso bisogna allertare subito il 112
  • Punture di MEDUSA: compare insieme al bruciore e prurito un eritema rilevato simil ustione. Applicare impacchi di aceto o acqua calda per 10minuti per inattivare il veleno, poi rimuovere i residui di medusa presenti nella sede di puntura raschiando la zona con un coltello dalla parte di piatto o con una tessera di plastica. Successivamente trattare la lesione con creme cortisoniche o cloruro di alluminio (le farmacie delle località di mare solitamente ce l’hanno) con 3 applicazioni al giorno per 3-5gg.
    Rivolgersi al medico se la puntura è in una zona come il viso, genitali o superfici molto estese o se la bruciatura non si risolve nel giro di 3/5gg.
  • Puntura di RICCIO: la lesione è dovuta alla rottura della spina nella cute che se non rimossa in tempo può migrare nei tessuti più profondi e creare una lesione granulomatosa.
    Si consiglia di rimuovere le spine previa disinfezione della ferita se queste sono ben visibili e superficiali altrimenti applicare una pomata grassa chiamata ittiolo, bendare la zona di interesse, ripetere 2 volte al giorno per 3 giorni.
  • Acari dei tarli del legno: È molto difficile riconoscere se le punture apparse sul corpo siano state causate da questo acaro: le lesioni provocate dal Pyemotes sono simili a quelle causate da altri acari e insetti;l’acaro è praticamente invisibile ad occhio nudo; Le lesioni non appaiono immediatamente. Molte persone credono di essere punte in luoghi che non sono affatto infestati dall’acaro del tarlo del legno. Spesso l’insorgenza delle lesioni è infatti tardiva o scatenata da sbalzi termici dovuti ad esempio ad una doccia calda o ad un cambio repentino delle condizioni ambientali. Solitamente, queste infestazioni avvengono in luoghi dove sono presenti mobili in legno, travi o parquet, quindi se in ufficio hai qualcuno di questi oggetti è possibile che l’infestazione sia localizzata li, altrimenti dovrai cercare in casa tua. Consultare il proprio medico per la terapia adeguata e disinfestare gli ambienti.

Un tempo “il dottore di una volta veniva sempre a casa”!

Prima del 1978 i medici di famiglia erano medici “della mutua” e venivano retribuiti a prestazioni. Le visite domiciliari erano pagate di più delle visite in ambulatorio, mentre ora invece il medico riceve un compenso forfettario indipendentemente da quello che fa (2 euro circa netti al mese a paziente indipendentemente da dove e da quante volte lo vede)

Quindi ora sapete perché il “dottore di una volta veniva sempre a casa”

Perché richiedere un appuntamento

Prima di prendere un appuntamento, si pensi al perché

  • PER FAR VISIONARE ESAMI
    📌Si Può portare una copia in ambulatorio o inviare documentazione direttamente alla mail della dottoressa
  • PER RICHIEDERE VISITE SPECIALISTICHE O ESAMI
  • 📌 Si Può inviare mail con la richiesta specificandone il perché o lasciando le richieste in una busta allo studio medico
  • PER FAR RICHIESTE DI FARMACI
    📌Si Può lasciar detto in segreteria o portare direttamente allo studio richieste di farmaci dentro una busta
  • PER FAR CONOSCIENZA
  • 📌Le prime visite ambulatoriali verranno effettuate qualora ci fossero problemi acuti o problematiche da valutare e approfondire.
  • Si consiglia a tutti i nuovi pazienti di inviare una email con la vostra storia clinica, possibilmente riportando gli ultimi accertamenti clinici, per poter da subito e al meglio gestire la vostra cartella clinica.
  • ‼️ PER ESSERE VISITATI O AVERE UN CONFRONTO ‼️
    🛟Si Può chiamare o mandare sms direttamente alla dottoressa che vi fisserà incontro il prima possibile.

Dottoressa, VOGLIO SMETTERE DI FUMARE!

Se stai leggendo questo articolo, sei pronto ad un gran passo nella tua vita.

Smettere di fumare ti offrirà la possibilità di conoscere meglio te stesso, la forza di volontà e il sano amor proprio.

I metodi per farlo sono molteplici e affatto semplici.

C’è chi sceglie di sostituire la sigaretta di carta e tabacco con quella elettronica. Sicuramente d’aiuto e forse (studi scientifici contrastanti non sono riusciti ancora a definirlo!) meno dannosa.

C’è chi si affida a libri motivazionali, di certo utili e consigliabili, ma se associati ad altre strategie

C’è poi chi si rivolge alla selva del web. Su questo tema mi sento di consigliarvene uno qui quantomeno autorevole dal punto di vista scientifico oppure questo, altrettanto interessante.

Infine, è possibile rivolgersi al CENTRO ANTIFUMO ospedaliero, dove sarà possibile trovare un supporto integrato di medici e psicologi in grado di supportarvi in ogni fase di questa lunga e difficile strada

PROSTATA: conoscerla per prendersene cura

La prostata è una ghiandola che fa parte dell’apparato genitale maschile.

Per la forma e le dimensioni ricorda una castagna (pesa circa 20 g). È localizzata subito sotto la vescica e davanti al retto  (parte terminale dell’intestino) e circonda il primo tratto dell’uretra, il condotto che convoglia l’urina dalla vescica verso l’esterno.

La sua funzione principale è quella di produrre ed emettere il liquido prostatico, uno dei costituenti dello sperma, che contiene gli elementi necessari a nutrire e veicolare gli spermatozoi.

SEGUIRE UN ADEGUATO STILE DI VITA per mantenerne il benessere

  • EVITARE CIBI DANNOSI PER IL BASSO TRATTO URINARIO

    birra, insaccati, spezie, pepe, peperoncino, superalcolici, caffè, cioccolato, formaggi grassi, pesci grassi (anguilla, tonno, sgombro ), molluschi, frutti di mare, crostacei (gamberi, aragosta).

    Tutti gli alimenti elencati presentano spiccate proprieta’ irritanti sul basso tratto urinario (prostata e vescica).

  •  PREFERIRE CIBI CONTENENTI SOSTANZE ANTIOSSIDANTI

    Vitamina A(carote, albicocche, spinaci, broccoli, pomodori), Vitamina C (ribes, kiwi agrumi, fragole, cavolfiori, peperoni), Vitamina E (olio d’oliva, oli vegetali, germe di grano), Licopene (pomodori rossi), Selenio (carne, noci, tuorlo d’uovo), Zinco (carni rosse, noci, fegato), Manganese (cereali integrali, tè nero, verdure a foglie verdi).

    Tutti gli alimenti elencati presentano spiccate proprieta’ antiossidanti per cui aiutano a ridurre l’infiammazione sul basso tratto urinario (prostata e vescica).

  •  BERE ALMENO 2 LITRI D’ACQUA AL GIORNO

    Per ridurre il peso specifico delle urine ed evitare le infezioni urinarie, che sono molto frequenti nel paziente prostatico, bere almeno 2 litri di acqua oligominerale, a piccoli sorsi, frequentemente nel corso della giornata. E’ pero’ indicato ridurre l’introito di liquidi 2-3 ore prima di coricarsi, onde evitare di alzarsi di notte per urinare a causa di un’aumentata diuresi.

  •  REGOLARIZZARE LA FUNZIONE INTESTINALE

    La funzione dell’ intestino deve essere regolare. Sia la stipsi cronica che la diarrea possono determinare fenomeni di passaggio di batteri tra intestino e prostata (circolo entero-urinario).

  •  MANTENERE UN’ATTIVITÀ SESSUALE REGOLARE

    L’attivita’ sessuale non è nociva, anzi, se praticata con regolarità, ha effetti benefici.

    D’altro canto l’astinenza prolungata  provoca ristagno di secrezioni nella ghiandola prostatica ed una possibile infezione seminale.

  •  EVITARE DI PRATICARE IL COITO INTERROTTO

    Quando sopraggiunge lo stimolo eiaculatorio, questo va sempre assecondato e mai interrotto volontariamente, onde evitare fastidiosi fenomeni di reflusso intraprostatico del liquido seminale.

  •  PRATICARE ATTIVITÀ FISICA

    Tutte le attivita’ fisiche e sportive di tipo aerobico riducono la congestione della prostata e stimolano la circolazione pelvica.

  •  MODERARE L’USO DEI MEZZI A DUE RUOTE (moto, scooter, bicicletta, cyclette)

    I microtraumi perineali possono essere responsabili di processi infiammatori prostatici. L’impiego di selle imbottite e’ in grado solo parzialmente di ridurre tali fenomeni.

Bisogna tenere presente che la “trasgressione” anche di una sola delle suddette regole è sufficiente a generare processi infiammatori a livello prostatico e che la combinazione di più fattori determina un’amplificazione di tali fenomeni patologici per la ghiandola prostatica.

Quali sono i SINTOMI di un problema prostatico?

  1. Difficoltà a cominciare a urinare.
  2. Bisogno di urinare spesso.
  3. Sensazione di non riuscire a urinare in modo completo.
  4. Dolore durante la minzione.
  5. Sangue nelle urine o nel liquido seminale.
  6. Senso di peso nella zona retto-vescicale.
  7. Dolore alle ossa.
  8. Difficoltà di erezione.

I disturbi urinari del tratto basso (LUTS dall’inglese “Lower Urinary Tract Symptoms”) sono comuni a molte patologie, per questo è importante consultare il vostro medico che possa formulare una corretta diagnosi.

Quali sono le patologie che possono coinvolgere la prostata?

Le si possono suddividere in tre:

  1. Infiammazioni batteriche o abatteriche (Prostatiti);
  2. L’iperplasia prostatica benigna, o BPH che consiste in un ingrossamento della ghiandola, con i conseguenti noti sintomi ostruttivi (minzione frequente e ostacolata, minzione notturna, gocciolamento post minzionale);
  3. Il cancro alla prostata

 Fondamentale dopo i 50 anni sottoporsi a visita urologica di controllo ed eseguire l’esame rettale eseguito da medico esperto.

 

PROSTATA… e le sue INFIAMMAZIONI!

PROSTATITE

La prostatite si manifesta principalmente negli uomini sotto i 50 anni di età. La prostatite è un’infiammazione della ghiandola prostatica, spesso con tumefazione e dolore della stessa. Talvolta si associa anche difficoltà minzionale. Da notare che i sintomi causati dalla prostatite si possono trasmettere anche all’ano, al pavimento perineale, al pene, ai testicoli, all’inguine e all’interno cosce.
Secondo il National Institutes of Health (NIH) ci sono quattro tipi di prostatite:

  1. Prostatite batterica acuta
  2. Prostatite batterica cronica
  3. Prostatite cronica o sindrome cronica dolorosa del pavimento pelvico
  4. Prostatite asintomatica

PROSTATITE BATTERICA ACUTA

Questa forma di prostatite è provocata da un’infezione della prostata di tipo batterico. La prostatite batterica è spesso acuta e di solito causata da un’infezione a trasmissione sessuale.

SINTOMI: I sintomi della prostatite batterica possono essere gravi e apparire velocemente. Essi possono includere:

  • Febbre e brividi;
  • Mal di schiena;
  • Minzione frequente e dolorosa;
  • Un flusso di urina ridotto;
  • Minzione con sforzo (straining) fino all’ostruzione completa;
  • Riposo a letto.

PROSTATITE BATTERICA CRONICA

Ciascuna forma di prostatite batterica acuta può svilupparsi in una prostatite cronica.
Le cause possibili includono:

  • le infezioni batteriche ripetitive
  •  lo stress
  • eiaculazione rara
  • cause sconosciute;

I SINTOMI possono andare e venire. Essi possono includere:

  • minzione frequente
  • sensazione di bruciore durante la minzione
  • mal di schiena.

Il TRATTAMENTO può includere:

PROSTATITE ABATTERICA

Con questa forma di prostatite la prostata è infiammata ma non è infetta. Le possibili cause includono:

  • Esiti di prostatite batterica
  • Scarsa igiene sessuale (ejaculazioni non frequenti)
  • Motivi sconosciuti.

SINDROME DOLOROSA CRONICA DEL PAVIMENTO PELVICO (CPPS)

  • Esiti di pregresse prostatiti
  • Stress
  • Malattie proctologiche
  • Cattive abitudini sessuali (masturbazioni troppo prolungate, coito interrotto, ecc.)

TRATTAMENTO: il trattamento della prostatite abatterica/CPPS potrebbe includere:

  • Farmaci anti-infiammatori o miorilassanti;
  • Bagni caldi;
  • Relax durante la minzione;
  • Bere più liquidi o cambiare la dieta;
  • L’eiaculazione frequente (per aiutare il drenaggio della prostata e rilassare i muscoli);
  • Infiltrazione dei nervi pudendi;
  • Infiltrazione della prostata

OMS per le Medicine Complementari

Sempre più spesso sui giornali e social si sente parlare, con indignazione o esaltazione, di MEDICINE ALTERNATIVE o COMPLEMENTARI.

SENZA entrare -volutamente- in merito alla questione in questa sede, voglio semplicemente riportare la posizione di un ente auterevole che è l’OMS.

La Strategia dell’OMS per la Medicina Tradizionale (unificando le voci “Medicine popolari” e “Terapie Complementari”) per il 2014-2023 si prefigge di aiutare le autorità sanitarie a sviluppare soluzioni che – in una prospettiva più ampia – contribuiranno, nel futuro, a migliorare la salute rendendola più fruibile a tuttifavorendo l’autonomia (in SICUREZZA e CONSAPEVOLEZZA) del paziente.

La strategia ha due obiettivi fondamentali:

  1. aiutare gli Stati membri a sfruttare il potenziale contributo delle MEDICINE POPOLARI (quella cioè tramandate dalla tradizione occidentale così come la Medicina tradizionale Cinese) e MEDICINE COMPLEMENTARI (fitoterapia, chiropratica, naturopatia, ayurvedica, omeopatia…) alla salute, al benessere e all’assistenza sanitaria incentrata sulla persona
  2. promuovere l’uso sicuro ed efficace delle Medicine Popolari e Complementari mediante la regolamentazione dei prodotti, delle pratiche e dei professionisti.

Questi traguardi saranno raggiunti attraverso l’attuazione di tre obiettivi strategici:

  1. la costruzione di una conoscenza di base e la definizione di politiche nazionali;
  2. il rafforzamento della SICUREZZA, della qualità e dell’efficacia attraverso la regolamentazione;
  3. la promozione di una copertura sanitaria globale mediante l’integrazione dei servizi e dell’auto-cura, integrando con le pratiche di Medicine Popolari e Complementari all’interno dei sistemi sanitari nazionali.

Pertanto se da un lato si dà dignità alle Medicine Complementari invitandone l’uso in sinergia con la Medicina allopatica, dall’alto le si impone il CONTROLLO, la SICUREZZA D’USO  e della preparazione dei PROFESSIONISTI del settore.

ALLATTAMENTO! Un dovere…un piacere!

Lallattamento al seno è il modo normale di fornire ai bambini le sostanze nutritive di cui hanno bisogno per la crescita e il sano sviluppo psico-fisico. Praticamente tutte le madri possono allattare, a condizione che abbiano informazioni accurate, il sostegno della famiglia, del sistema sanitario e della società in generale.

Il colostro, il latte materno giallino e denso prodotto alla fine della gravidanza, è raccomandato dall’Oms come il cibo perfetto per il neonato. La sua somministrazione deve iniziare entro la prima ora dopo la nascita.

L’allattamento al seno è raccomandato fino ai sei mesi di età; l’allattamento al seno continuato con il complemento di altri adeguati alimenti fino a due anni di età e oltre.

A dirlo è l’ OMS, agenzia Mondiale Onu per la salute.

Fondata nel 1946 ed entrata in funzione nel 1948, con sede a Ginevra, l’Oms lavora con l’obiettivo statutario del raggiungimento da parte di tutte le popolazioni del mondo del livello più alto possibile di salute, definita nella costituzione non solo come assenza di malattie, ma come condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale.

1. Allattamento esclusivo per i primi sei mesi

Dopo i sei mesi, cibi solidi, come puree di frutta e verdura, dovrebbero essere introdotti per completare l’allattamento al seno fino a due anni.

Inoltre:

  • l’allattamento al seno dovrebbe iniziare entro un’ora dalla nascita
  • l’allattamento al seno dovrebbe avvenire a richiesta del bambino, tutte le volte che vuole, giorno e notte
  • biberon o ciucci dovrebbero essere evitati.

2. I benefici per la salute per i neonati

Il latte materno è l’alimento ideale per neonati e lattanti. Dà ai bambini tutti i nutrienti di cui hanno bisogno per un sano sviluppo. È sicuro e contiene anticorpi che aiutano a proteggere i bambini da malattie infantili comuni come la diarrea e la polmonite, le due cause primarie di mortalità infantile in tutto il mondo. Il latte materno è facilmente disponibile e accessibile, il che aiuta a garantire che i bambini ottengano sempre una nutrizione adeguata.

3. I vantaggi per le mamme

L’allattamento al seno è benefico anche per le madri. L’allattamento esclusivo è associato a un naturale metodo di controllo delle nascite (98% di protezione nei primi sei mesi dopo la nascita). Riduce i rischi di cancro al seno e alle ovaie, il diabete di tipo II, e la depressione post-partum.

4. I benefici a lungo termine per i bambini

Al di là dei benefici immediati per i bambini, l’allattamento al seno contribuisce a una vita di buona salute dei futuri adulti. Gli adolescenti e gli adulti che sono stati allattati al seno da bambini hanno meno probabilità di essere in sovrappeso o obesi. Hanno meno probabilità di avere il diabete di tipo II e prestazioni migliori nei test di intelligenza.

5. Perché non latte artificiale

Il latte artificiale non contiene gli anticorpi presenti nel latte materno. I benefici a lungo termine di allattamento al seno per le madri ed i bambini non possono essere replicati con latte artificiale. Quando il latte artificiale non è adeguatamente preparato, ci sono rischi derivanti dall’uso di acqua non potabile e strumenti non sterilizzati, dalla potenziale presenza di batteri nel latte in polvere. La malnutrizione può derivare da un eccesso di diluizione della formula per “allungarla” eccessivamente e far durare di più il latte in polvere. Mentre poppate frequenti mantengono la produzione di latte dal seno, se si comincia a utilizzare il latte artificiale e poi diventa non più disponibile, il ritorno al seno potrebbe non essere più un’opzione a causa della produzione di latte materno diminuita.

6. Il supporto per le madri è essenziale

L’allattamento al seno deve essere insegnato, e molte donne incontrano difficoltà all’inizio. Molte pratiche di routine, come la separazione della madre e del bambino, l’uso di asili nido appena nati, e la supplementazione con latte artificiale, in realtà rendono più difficile per le madri e i neonati allattare al seno. Le strutture sanitarie che supportano l’allattamento al seno, evitando queste pratiche, dovrebbero fornire consulenti per le neo mamme e incoraggiare più alti tassi di pratica. Per fornire questo supporto e migliorare la cura per le madri e i neonati, ci sono servizi in circa 152 paesi grazie all’iniziativa Who-Unicef Baby-friendly Hospital Initiative.

7. Lavoro e allattamento al seno

Molte madri che tornano a lavorare abbandonano l’allattamento al seno parzialmente o completamente, perché non hanno il tempo sufficiente o un luogo per allattare al seno, estrarre e conservare il loro latte. Le madri hanno bisogno di un posto sicuro, pulito e privato nella zona del loro posto di lavoro per continuare l’allattamento al seno. In questo senso possono essere d’aiuto permessi di maternità e ferie pagate, forme di lavoro part-time, asili nido, strutture in loco per conservare il latte materno.

8. Il passo successivo: la fase degli alimenti solidi

Per soddisfare le crescenti esigenze dei bambini a sei mesi di età, i cibi solidi in purea dovrebbero essere introdotti come complemento all’allattamento al seno. Alimenti per il bambino possono essere appositamente preparati o modificati da pasti in famiglia.

L’Oms rileva che:

  • l’allattamento al seno non deve essere ridotto quando si inizia su solidi
  • il cibo deve essere somministrato con un cucchiaio o una ciotolina, non in una bottiglia
  • il cibo deve essere pulito e sicuro
  • un ampio margine di tempo deve essere concesso ai bambini per imparare a mangiare cibi solidi.

I dieci passi Unicef-Oms per gli Ospedali amici dei bambini

Dalla teoria alla pratica, sul campo: l’Oms ha scritto insieme con l’Unicef un decalogo di misure pratiche che ogni struttura sanitaria — in tutto il mondo — può e deve dimostrare di rispettare prima di poter essere riconosciuta

“Ospedale Amico dei Bambini”.

  1. Definire un protocollo scritto per l’allattamento al seno da far conoscere a tutto il personale sanitario
  2. Preparare tutto il personale sanitario per attuare compiutamente questo protocollo
  3. Informare tutte le donne in gravidanza dei vantaggi e dei metodi di realizzazione dell’allattamento al seno
  4. Mettere i neonati in contatto pelle a pelle con la madre immediatamente dopo la nascita per almeno un’ora e incoraggiare le madri a comprendere quando il neonato è pronto per poppare, offrendo aiuto se necessario.
  5. Mostrare alle madri come allattare e come mantenere la secrezione lattea anche nel caso in cui vengano separate dai neonati
  6. Non somministrare ai neonati alimenti o liquidi diversi dal latte materno, tranne che su precisa prescrizione medica
  7. Sistemare il neonato nella stessa stanza della madre (rooming-in), in modo che trascorrano insieme ventiquattr’ore su ventiquattro durante la permanenza in ospedale
  8. Incoraggiare l’allattamento al seno a richiesta tutte le volte che il neonato sollecita nutrimento
  9. Non dare tettarelle artificiali o succhiotti ai neonati durante il periodo dell’allattamento
  10. Promuovere la collaborazione tra il personale della struttura, il territorio, i gruppi di sostegno e la comunità locale per creare reti di sostegno a cui indirizzare le madri alla dimissione dall’ospedale.

Altro punto da non dimenticare

Durante la poppata la mamma si rilassa, il suo corpo libera endorfine, può perdere la cognizione del tempo, il cervello razionale si riposa e lei magari si assopisce e si addormenta insieme al suo bambino. Non è un caso se gli ormoni dell’allattamento sono la prolattina e l’ossitocina: la prima stimola il seno a produrre latte, ma è anche responsabile dei comportamenti di accudimento verso la prole, la seconda consente la fuoriuscita del latte dal seno, ma è anche l’ormone dell’amore.

Detto questo…

NON È TUTTO ORO QUELLO CHE LUCCICA!!!

Per quanto l’allattamento al seno sia una cosa naturale e istintiva, la donna- neo mamma può incorrere ad imprevisti o quell i fin troppo noti e temuti inconvenienti.

Non sempre però allattare è semplice.

Quanti racconti si sentono di allattamenti non riusciti? Moltissimi, infatti la percentuale di mamme che riescono ad allattare fino allo svezzamento (6 mesi) è ancora molto lontana da quel che ci si potrebbe aspettare. Le ragioni possono essere le più svariate:

“Non ho avuto la montata…”

“Avevo poco latte…”

“Il mio latte era poco nutriente…”

“Il mio latte non bastava al mio bambino…”

“Il mio bambino non si attaccava al seno…”

“Il mio bambino a 3 mesi ha iniziato a fare sciopero e a non mangiare…”

“Il mio bambino non voleva il mio latte…”

“Il mio bambino soffriva di reflusso…”

“Il mio bambino è stato ricoverato in ospedale…”

“Mi sono venute le ragadi e non guarivano…”

“Ho avuto un ingorgo…”

“Mi è venuta la mastite…”

“Ho il capezzolo invertito e mi hanno detto che non posso allattare…”

“Dovevo prendere il farmaco X e quindi dovevo buttar via il mio latte…”

“Il mio bambino non cresceva abbastanza, allora mi hanno prescritto l’aggiunta e la doppia pesata…”

“A 3 mesi sono dovuta tornare a lavorare…”

“Il mio bambino prendeva il seno come vizio…”

Queste mamme hanno sbagliato? Assolutamente no, non devono sentirsi in colpa, né giudicate.

Esiste ahimè sempre un denominatore comune, un’unica causa che porta le mamme che vorrebbero allattare a non realizzare questo loro desiderio: la mancanza di sostegno.

Cos’è utile o inutile quindi?

È inutile:

  • preparare il capezzolo frizionandolo con guanti o asciugamani → ci sono già i tubercoli di Montgomery che producono delle secrezioni che idratano il capezzolo
  • comprare creme e prodotto anti ragadi → l’unica prevenzione delle ragadi è il corretto attacco del bambino
  • comprare paracapezzoli → non consentono una suzione efficace al bambino
  • coppette assorbi-latte → possono essere tranquillamente sostituite da fazzoletti di cotone o dal bambino che poppa o il latte in eccedenza può essere conservato dalla mamma oppure donato
  • tiralatte → non sempre serve o è efficace, dipende dalle necessità della mamma, bisognerà quindi valutare sul momento se è utile, quale modello, quale taglia di coppa e il corretto uso (esistono anche le ragadi causate dal tiralatte)
  • comprare fantomatici integratori per aumentare la produzione di latte → l’unica cosa necessaria e indispensabile per aumentare il latte è stimolare di più il seno (bambino, spremitura, ecc)
  • comprare biberon, ciuccio, latte artificiale → l’uso del biberon e ciuccio prima dei 2 mesi di vita del bambino interferisce con la sua capacità di suzione al seno, ergo si attaccherà più facilmente in modo scorretto, causando ragadi alla mamma, la poppata sarà meno efficace, mangerà di meno, prenderà poco peso, allora via con l’aggiunta, il seno sarà stimolato meno e quindi produrrà meno latte.

È utile:

  • risparmiare i soldi di tanti acquisti inutili (possono esser spesi meglio)
  • farsi seguire da un’ostetrica in gravidanza, con la quale parlare in modo approfondito anche di allattamento al seno e dei bisogni del neonato
  • se non si è seguite dall’ostetrica, può essere comunque utile fare una visita con lei intorno alle 32-34 settimane per avere informazioni corrette sull’allattamento, su come avviarlo, come affrontare i piccoli intoppi che ci possono essere, cosa fare in caso di capezzolo piatto o invertito, come fare la spremitura manuale del seno e quando può esser utile

Per questo, per le mamme fiorentine, vi consiglio di contattare mammeamiche https://www.mammeamiche.org/ dove poter condividere esperienze e porre i dubbi in tema allattameno e non solo.

Altro link interessante:

Baby pit stop dove poter allattare e cambiare in tranquillità il vorsto bambino, a Firenze e…nel mondo!

Concludo dicendo che ogni mamma sa quale è il meglio per sé e per il suo cucciolo. Là dove una madre sentirà la necessità di smettere o di non allattare al seno il proprio piccolo, avrà comunque fatto la scelta giusta!

L’importante – nell’allattamento così come in ogni fase della crescita del proprio bambino – è che la mamma sia supportata e aiutata affinché le sue siano sempre SCELTE CONSAPEVOLI!

Dottoressa, sono incinta! E ora cosa faccio?

Per ogni donna il momento in cui si ha un “ritardo del ciclo” è pieno di non poche emozioni e patemi d’animo. Per non perdersi nel mondo della burocrazia, trovo utile una breve guida sul cosa fare e dove.

Cinque giorni di ritardo possono essere sufficienti per effettuare il ben noto test delle urine disponibile in farmacia o al supermercato. Le due liniette blu, non saranno però sufficienti per dare il via all’iter dello “stato di gravidanza”. Bisognerà:

1- Rivolgersi al proprio medico di famiglia che prescriverà il dosaggio ormonale delle BetaHcg da ricercare attraverso un prelievo del sangue o un campione di urine oppure al ginecologo di fiducia che certificherà lo stato di gravidanza con un controllo ecografico.

2- Con il risultato del test di laboratorio positivo o con il certificato di gravidanza accertata è possibile andare a ritirare presso i vari presidi dell’azienda sanitaria locale il LIBRETTO DI GRAVIDANZA.

Che cos’è il libretto della gravidanza

Per tutte le donne con domicilio sanitario in toscana, diversamente da altre regioni, il percorso nascita comincia con il ritiro del libretto di gravidanza, una vera e propria guida per le donne contenente le richieste di tutti gli esami periodici consigliati durante la gestazione a carico del sistema sanitario nazionale e quindi gratuiti. Le prestazioni previste dal libretto sono lo standard assistenziale minimo e sufficiente per assicurare il monitoraggio della gravidanza fisiologica. É compito del professionista che seguirà la gravidanza fare ulteriori accertamenti solo nel caso in cui ci si discosti dalla fisiologia e saranno in questo caso esami a carico della donna.

Dove si ritira il libretto?

Per la consegna del libretto e la presentazione dei servizi disponibili, l’Azienda Sanitaria di Firenze ha predisposto un incontro illustrativo gratuito per la donna con un’ostetrica. A questo incontro viene consigliato di partecipare in prima persona invece di utilizzare la delega.
Il primo passo è quindi prenotare l’incontro con l’ostetrica: si può fare telefonicamente contattando Call Center  oppure di persona presso un Cup Territoriale aziendale richiedendo un appuntamento per “accesso libretto gravidanza” fatta eccezione per i consultori della Zona Mugello per i quali non sono cambiate le modalità di consegna dei libretti Consultori Zona Mugello
In questa fase non vi verranno date informazioni ma solo fissato un appuntamento.

Nel corso dell’incontro con l’ostetrica:

  • viene consegnato il “Libretto Regionale della Gravidanza”, con gli esami proposti gratuitamente nel corso della gestazione, ne viene spiegato il significato e l’utilità;
  • possono essere prenotate le indagini (pap test, consulenza per la diagnosi prenatale, ecografie…);
  • vengono presentati i servizi consultoriali per il percorso nascita;
  • si possono prenotare le visite ostetriche-ginecologiche presso l’ambulatorio consultoriale;
  • vi è la possibilità di essere prese in carico dal team delle ostetriche e seguite dall’ambulatorio della gravidanza normale;
  • viene fornita informazione sulla legislazione vigente a tutela della maternità;
  • vi è la possibilità di fare domande e avere informazioni aggiornate per poter scegliere in modo consapevole sul percorso di gravidanza.

E’ consigliato fissare l’incontro nella zona dove si desidera ricevere i vari servizi (è comunque possibile prenotare presso qualunque sede dell’ASL 10 abilitata).

Consiglio inoltre gli incontri collettivi con le ostetriche della struttura sanitaria che offrono un importantissimo ausilio per quanto riguarda argomenti quali PARTO FISIOLOGICO, ALLATTAMENTO e tutto ciò che riguarda i primi momenti dell’essere madre. Fondamentale sarà inoltre la condivisione di esperienze e paure con le altre mamme che frequenteranno con voi lo stesso corso.

Per l’area di Prato prenotare è possibile, di persona presso il Centro Salute Donna- Via Cavour 87- dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 12.00 oppure telefonando al numero 0574 807704 dal lunedì al venerdì daòe 11.00 alle 13.00.

Chi e come può ritirare il libretto della gravidanza?

La cosa migliore per il ritiro del libretto è che la donna stessa si rechi al consultorio  scelto da appuntamento con:

1- documento d’identità

2-  tessera sanitaria

3- attestazione di gravidanza (ecografia o test di laboratorio )

In caso di necessità è possibile il ritiro da parte di un delegato con documentazione allegata e fotocopia del documento del delegato e del delegante.

Dottoressa, ho intenzione di interrompere la gravidanza…

Non sempre accorgersi del proprio stato di gravidanza è un momento felice. Possono esistere situazioni che rendono tale periodo difficile se non impossibile per la prosecuzione della gestazione.

L’interruzione volontaria NON è una soluzione ad ogni problema, ed è una soluzione che deve essere ben ponderata e valutata dalla donna, alla quale DEVONO essere offerti tutti gli aiuti perché sia una scelta LIBERA E CONSAPEVOLE.

L’Articolo 1 della Legge 194/78 dice infatti:

Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite. Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che lo aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite.

Tuttavia, secondo l’articolo 4  : Per l’interruzione volontaria della gravidanza entro i primi novanta giorni, la donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito, si rivolge ad un consultorio pubblico istituito ai sensi dell’articolo 2, lettera a), della legge 29 luglio 1975 numero 405 , o a una struttura socio-sanitaria a ciò abilitata dalla regione, o a un medico di sua fiducia. Personalmente mi impegnerò a fornire tutte le informazioni necessarie per affrontare questo difficilissimo momento.

Per approfondimenti di natura legale è possibile leggere interamente la legge al sito della Regione Legge